
A rischio di sembrare trionfalista in un clima di naufragio, con questo articolo voglio celebrare il lavoro nel mese in cui, per i più fortunati, tutto ricomincia. A Settembre, dopo il sonnacchioso Agosto, l’uomo contemporaneo è riportato alle sue fatiche, che spesso affronta con poco slancio ancora affascinato dalle delizie della pausa estiva. Ma che ruolo aveva il tempo del lavoro per l’uomo e per la società del passato? Come veniva percepito il lavoro nel Medioevo? Ad alcune di queste domande si trova risposta nel significato del ciclo dei Mesi.
Il ciclo dei Mesi è un’antica tradizione iconografica che compare già all’inizio del XII secolo tra le decorazioni scultoree delle Cattedrali europee. Il soggetto, però, risale ad un’antica usanza ellenistica di illustrare con miniature i calendari, in cui i Mesi apparivano sotto forma di personificazioni legate a modelli iconografici di età classica.
La tradizione di raffigurare i Mesi fu trasmessa al Medioevo che apportò alcune modifiche iconografiche legate al carattere agricolo, feudale e cristiano della società; in epoca carolingia (IX secolo) le personificazioni vengono sostituite da figure ritratte nello svolgimento di un’attività lavorativa caratteristica di ciascun mese dell’anno. Tra l’XI e il XII secolo il rinnovato ciclo dei Mesi acquista sempre maggiore importanza e si struttura in serie iconografiche diversificate da regione a regione, in relazione alla varietà del clima e del ciclo agricolo: in Italia la mietitura è l’attività del mese di giugno, in Francia e Germania di agosto, in Italia compare la scena dell’uccisione del maiale tra novembre e dicembre, animale importante per l’economia della penisola – come testimonia l’antico detto “del maiale non si butta via niente” – , elemento iconografico non presente nei cicli d’oltralpe.

Ciclo dei Mesi del protiro centrale del Duomo di Cremona, primo decennio del XIII secolo.
Novembre è rappresentato mentre uccide il maiale ed è preceduto dal Sagittario con l’arco ed una corta tunica da cacciatore.
Dicembre, invece, raccoglie la legna in compagnia del Capricorno.
Peculiare è qui la scelta iconografica nella combinazione diretta di Mesi e Costellazioni.
A partire dal XII secolo le rappresentazioni dei mesi lasciano i codici miniati per estendersi ai grandi cicli decorativi dei portali e delle facciate delle Chiese d’Europa. Le cause di questa innovazione sono dovute all’importanza e al nuovo significato del lavoro umano nella società europea, fino a quel momento percepito solamente come condanna inflitta da Dio all’uomo per la colpa del peccato originale.

Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso terrestre (a sinistra) e intenti alle fatiche del lavoro (a destra).
Le spalle curve, i pesanti abiti rendono visibilmente l’idea della condanna ad una vita di sofferenze, di cui il lavoro è l’elemento più significativo.
Wiligelmo, Storie della Genesi, bassorilievo nella facciata del Duomo di Modena, 1099-1106.
Grazie, infatti, alla ripresa economica del periodo il lavoro nella società comunale recupera un valore positivo e viene considerato un’attività nobilitante e salvifica, attraverso cui l’uomo può riscattarsi e partecipare al piano della Redenzione. E’ il lavoro, infatti, a garantire un nuovo slancio alla civiltà europea, un rinnovato benessere che viene celebrato attraverso le grandi decorazioni; l’immagine dei Mesi nei cicli decorativi degli edifici romanici esprime proprio questo nuovo ruolo del tempo del lavoro umano, la cui sacralità viene ribadita attraverso le rappresentazioni dei Segni zodiacali e delle costellazioni che, spesso, affiancano le immagini dei Mesi nelle decorazioni.
Il tempo delle attività dell’uomo continuerà ad essere oggetto di raffigurazioni iconografiche anche al di fuori della sfera religiosa; nell’arte gotico-cortese (tra XIV e XV secolo) il ciclo perde in parte i suoi caratteri più popolari e si arricchisce di scene di vita quotidiana e di rappresentazioni fantastiche, con l’occasione di mostrare sia la spensieratezza della vita di corte sia le fatiche della vita contadina con raffigurazioni che celebrano il buon governo di un principe e la floridità del suo principato.
Nel Castello del Buonconsiglio di Trento, ad esempio, nobili e contadini, seppur destinati dai natali a ben diverse attività, trovano spazio sulla stessa parete in un’unità organica che rispecchia la società del periodo con tutte le sue contraddizioni e ricordando, a me personalmente, che la spensieratezza di qualcuno dovrebbe ricordarsi di ringraziare le schiene curve di qualcun altro.

Nobili giocano a Palle di neve, particolare dal mese di Gennaio, 1400 circa, Castello del Buoncosiglio, Trento.

Contadini mietono il grano, particolare dal mese di Agosto, 1400 circa, Castello del Buoncosiglio, Trento.